domenica 21 agosto 2016

Memorie del passato.

Appena adesso ho trovato questo pezzo di passato, tra tutti i miei innumerevoli scritti.
Non è un ricordo proprio bello, ma non si può cambiare la vita come ci pare e piace. Cancellerei quell'anno con tutto il cuore, ma cancellando il brutto cancellerei anche i bello.
La vita ha gli alti e i bassi, chissà perchè i bassi toccanto tutti a me?
Questi erano i miei sentimenti allora e lo sono tuttora.
Chissà se cambierò mai, un giorno.
Non credo proprio.


Premessa

Questo racconto è basato su delle sensazioni che ho provato io, nell’avere mio figlio vicino, anche nei momenti difficili.
Il suo amore mi ha molto aiutato e, quando lo guardo negli occhi questo sentimento così enorme, immenso, torna a spadroneggiare nel mio cuore.
Io credo che anche lui provi per me questo ‚amore‘ quasi maniacale, in cui io mi rifletto.
Il fatto che mio figlio Bruno abbia solo nove mesi, non m’impedisce di credere che lui non capisca quello che gli succede attorno, anzi, sono certa che lui sia consapevole, cosciente di quello che fa, che pensa, ma ignora com’esprimere questo suo modo di essere: a parte i suoi sorrisi da orecchia ad orecchia; il suo modo di sgranare gli occhioni per la sorpresa o la felicita, i suoi mugolii di piacere o di protesta secondo i casi e il suo pianto isterico ogni qual volta si sente trascurato, dimenticato, solo.
I bambini sono un mondo meraviglioso da scoprire, non dobbiamo per forza catalogare il loro comportamento; non tutto di loro è spiegabile scientificamente: a volte basta solo un pò d’amore perché si riesca a capirli veramente.
Questo mio racconto non vuole essere pretenzioso, è solo la sensazione di una madre che, vanitosamente, crede di leggere le emozioni nascoste di suo figlio. Forse perché riflette in lui il suo immenso desiderio d’amare e/o, d’essere amata, come farebbe, o vorrebbe lei.
                                                                                    
27/04/1998 Francesca D.Brancato



Pensiero di bimbo


   Mi rotolavo sul tappeto ai piedi di mia madre che scriveva un racconto che nessuno avrebbe mai letto o, figurarsi tanto meno, pubblicato.
   Mia sorella maggiore Teresa, mi sollevò da terra ma ben presto, come tante altre volte, mi rimise fra i piedi della mamma che nonostante tutto vigilava su di me. Dovunque io andavo, dovunque io fossi, i suoi occhi erano come dei radar incollati su di me.
   Mio fratello Giovanni giocava ad uno stupido gioco al computer, quel rumore assordante, molesto, insopportabile, feriva le mie sensibili orecchie in un crescendo di suoni striduli: bum bum, tam tam, bit bit.
   La scarpa di mia sorella Angela, negligentemente lasciata per terra, mi sembrava un gioco abbastanza divertente. La battevo a terra, a destra e a sinistra, la portavo alla bocca succhiandone i lacci e provandone un immenso piacere nell’inumidire con la mia saliva, quel lungo serpentello nero che senza di me, sarebbe rimasto inerte fino a quando mia sorella non avrebbe deciso di rimettersi le scarpe.
   Mi sentii afferrare alle spalle, non ne fui particolarmente spaventato, mi succedeva tante di quelle volte al giorno che oramai non ci facevo quasi caso. Angela mi sollevò girandomi e rigirandomi come una trottola, dopo poco, stanca di quel gioco mi rimise a terra. Felice afferrai uno dei giocattoli di mio fratello; lo portai alla bocca con vigore. Non calcolandone la potenza, il Dottor Piranoid, mi sbatté violentemente sul muso.
   Piansi, non solo per il dolore, quanto per quell’assalto improvviso da parte di quel giocattolo, ora mio acerrimo nemico, che mi scappò dalle mani.
   Mia madre mi prese allora fra le sue amorevoli braccia, baciandomi, coccolandomi e vezzeggiandomi, come faceva ogni volta che qualcuno o qualcosa mi portava alle lacrime.
Mi chiedo come fa quella matta donna a scrivere, leggere, cantare, guardare la TV e badare a me; e tutto in una volta! Mah! I misteri della vita!
   Al suo fianco stavo tranquillamente rosicchiando una matita quando di botto, la mamma me la strappò di mano, suscitando la mia stizza. Con mani leggere mi asciugò le lacrime che erano ritornate nei miei occhi. La guardai, come facevo sempre ogni qual volta lei, mi teneva stretto.
Chissà, forse anche lei prova per me quello che io provo per lei; sicuramente il suo amore è grande quanto al mio.
Le sono grato per essere quello che è: così affettuosa, così strana, e nella sua stranezza così completa; così mamma.
Ha rischiato la sua vita, quando sono nato; non ha potuto allattarmi, ma non per questo l’amo di meno, anzi, mi rendo conto che questa simbiosi le è mancata moltissimo.
Quella brutta malattia che stava per portarsela via, fortunatamente è sotto controllo; o, è stato forse l’amore quasi morboso che mia madre nutre nei confronti di tutti i suoi figli che l’ha tenuta in vita?
   All’ospedale, in quell’angusta e solinga cameretta, le sue lacrime si sono unite alle mie lacrime; i suoi gemiti ai miei vagiti, il suo immenso amore al mio immenso amore.
   Io le ho trasmesso la voglia di continuare a vivere, dopo che lei mi ha dato, la vita. Io le ho dato la forza di continuare in questa vita, dopo che lei della vita mi ha dato l’inizio.
E adesso, calma e dolcissima, mi stringe al suo petto e mi coccola carezzandomi la testa di riccioletti biondi, mentre immergo i miei occhi azzurri nei suoi occhi castani, sgranati di felicità.
Mio padre, appoggiato allo stipite della porta, ci guarda sornione; sorride consapevole e complice, chissa, forse un po’ geloso, del nostro grande amore.
Fra poco la mamma mi darà la pappa e poi, dritto di filato a nanna. Spero di sognarla questa notte perché è l’unica che mi dia conforto facendomi sentire tranquillo. Domani al mio risveglio la gratificherò con uno dei miei sorrisi a quattro denti, lei mi sorriderà e mi abbraccerà forte forte, baciandomi con impeto, e tutto questo anche se saranno solo le quattro di mattina.
   Penso, perché ‘io’ penso, che sono innamorato di lei. Sarà sempre la mia amata, la prima donna a cui ho aperto e donato il mio cuore.
   Questa notte sono felice, perché sento le sue labbra calde e dolci su di me, mi sfiorano delicatamente, mi sta baciando: veglia su di me come fará per tanto, tantissimo tempo ancora. Guardando la sveglia, mi solleva dolcemente e depositandomi sul suo seno mi sussurra lievemente in un orecchio con la sua voce che mi appare come una dolcissima melodia: “Sono le ventidue e quarantasette amore mio: auguri per i tuoi primi nove mesi.”




                                                                                FINE

Ho pensato di ripostare tutti i miei racconti. Vediamo che ne pensare.

Insieme a lei


   La melodia si diffondeva dolce e malinconica per tutto l’appartamento; rannicchiata in un angolo guardava l’amore suo sul letto, con il corpo forte e muscoloso scomposto fra le lenzuola oramai fredde. Il suo sguardo era vuoto a tratti e a tratti pieno di ricordi che facevano male a rivangare un passato così dolce e doloroso assieme.
   Le parole delle canzone... come erano cattive! Facevano male e scavavano senza alcuna pietà nelle sue ferite ancora troppo aperte, sanguinanti, ancora troppo doloranti per poter sopportare a lungo.
Lo sapeva, però! Sentiva e sapeva con assoluta certezza che non sarebbero mai diventate cicatrici.
   Allora?
   Perché non si decideva?
   Che cosa stava aspettando?
   Cosa aspettava ancora?
   I suoi occhi, rossi e gonfi, non potevano ancora staccarsi dal volto di lui, nemmeno adesso. Neanche adesso che era così trasfigurato, eppure così tremendamente bello nella sua immobilità da farla diventare pazza... come quella canzone a cui ad ogni strofa dava la sua risposta con voce arrochita, mentre i suoi pensieri, oramai alberganti in una mente malata, si confondevano con le parole della canzone.

Vorrei darti la mia vita e tu lo sai                          
(... me l’hai giurato.)

È iniziato come un gioco tra di noi                       
(... solo per te lo è stato.)

Sapevamo che finiva tutto lì                                 
(... io no!)

due giorni al massimo.                                           
(... tutta la vita t’avrei voluto.)

Il tuo sguardo è un pò imbronciato come mai?       
(... perché adesso ho capito.)

Compromessi con il cuore non ne fai                     
(... io non amo a tempo.)

Tu mi vuoi sempre vicino                                      
(... è vero!)

come il sole del mattino                                         
(... di più)

non riesci a immaginarti senza me                          
(... mai!)

Io promesse giuro, non ne ho fatto mai                   
(... al mio cuore sì!)

sono stato sempre chiaro, tu lo sai                         
(... non è vero!)

ma il silenzio del tuo cuore non fa rima con l’amore
hai bisogno di restare qui con me.
(... io ci muoio senza te!)

Insieme a lei quello che ho fatto lo sa Dio               
(... e quello che hai fatto con me?)

Ma come faccio a regalarti il posto suo                    
(... dicendole la verità)

sarebbe come il Paradiso senza gli angeli                   
(... o l’inferno senza i diavoli.)

e poi in amore non si può giocare in tre                   
(... non ho mai giocato, io.)

Insieme a lei ne ho fatte di fotografie                       
(... io non ne ho nemmeno una.)

ci sono scritte date e pezzi di poesie                          
(... le date le ho incise sul cuore)

m’ha regalato, senza mai stancarsi, l’anima               
(... anch’io! Anch’io!)

ed io non posso farla piangere per te                         
(... perché non per me? Cos’ha lei che io non ho?)

tu sei la neve e lei rimane sempre il sole, ragazza mia.                                                               
(... la neve? È questa che alberga nel mio cuore dolente? È questa cosa bianca e freddissima che mi attanaglia col suo gelo?)

E non dirmi che ti lascio qui nei guai                           
(... non lasciarmi ti prego!)

che il dolore non potrà passarti mai                            
(... certo che è così.)

se si muore per amore, io non posso immaginare
che sia lei a dover morire senza me.
(... e io? A me non pensi? Mi lasci qui a macerare nel dolore; ferita, sanguinante, sola. Martoriata, agonizzante con gli occhi pesti e secchi. Non ho più la forza di versare più nemmeno una sola lacrima.)

Ma io promesse giuro, non ne ho fatte mai
(... e i tuoi baci, le tue carezze?)

sono stato sempre chiaro, tu lo sai
(... bugiardo!)

si dividono le strade, tanti auguri buona vita
non odiarmi quando poi mi penserai
(... odiarti? Io ti amo! Ti amo! Ti amoooo!)

Insieme a lei quello che ho fatto lo sa Dio....

   La canzone continuava con il suo ritornello, ossessiva, assieme a quelle parole crudeli mentre lei stava gridando con lo sguardo da forsennata e quelle parole sulle labbra: ”Addio amore mio.”
   La porta si aprì con un colpo secco. Come aveva previsto erano arrivati; ma perché ci avevano messo così tanto? Da tre giorni e tre notti oramai, quella canzone risuonava a tutto volume nell’appartamento. I vicini finalmente si erano stancati e avevano chiamato la polizia.
   Guardò l’agente che era entrato pistola in pugno dopo che aveva bussato per quasi dieci minuti e non avendo risposta aveva sfondato la porta. Gli era sembrato quasi l’eroe dei film polizieschi che arma in mano entra nella stanza per salvare la donzella in pericolo e anche lui forse, si sentiva così. Questa volta però l’eroe, avrebbe dovuto rinunciare al lieto fine perchè il poliziotto non si aspettava certamente lo spettacolo che così crudamente gli si presentava davanti. Vedeva quasi con gli occhi di lui il quadro apparsogli: l’uomo sdraiato sul letto dal colorito grigiastro che giaceva immobile, gli occhi fissi, spalancati e sorpresi. La ferita all’altezza del cuore e il sangue secco attorno ad essa. E con gli occhi del giovane si vedeva pure lei: accovacciata, addossata alla parete di fronte; sconvolta e nelle sua fredda e lucida follia gli sorrideva prima di puntarsi la pistola alla tempia e spararsi.
   Mentre moriva collassando sul pavimento, vedeva il suo stesso sangue schizzare assieme a schegge di cranio e cervello.
   Finalmente l’agonia, la ‘sua’ agonia era finita con quelle ultime parole: ”Addio amore mio!” E mentre veniva risucchiata nel limbo, sentì la disperazione del giovane agente che aveva assistito al suo primo caso di suicidio e senza ritegno aveva dato di stomaco. Udì anche parlare il collega più anziano che gli aveva battuto paternamente sulla spalla dicendogli: ”Imparerai figliolo; imparerai e dimenticherai; anche fin troppo presto.”
   Udì la sirena dell’autoambulanza che arrivò quasi subito e gli infermieri che portavano via i loro cadaveri.
   Il buio l’avvolse pietoso stendendosi sul suo dolore e lenendolo, almeno per un poco. Si rese conto che era morta e che stava per affrontare l’inferno. Ma che importava, non sarebbe stato poi tanto diverso da quello che aveva vissuto fino ad allora, fra menzogne, ore d’amore rubate, solitudine, lacrime e disperazione. O forse sì? Forse sarebbe stato peggio perché ‘lui’ non le sarebbe potuto stare accanto e questa volta, per tutta l’eternità.
   Si girò indietro appena per un secondo mentre la solita, struggente melodia continuava imperterrita, diffondendosi nell’aria, impregnandola della sua cupa tristezza e deprimendola ancora di più.
   Come poteva una donna diventare succube di un uomo? Perché questa testardaggine nell’amare un uomo che era di un’altra?
   Cosa l’aveva spinta: la competizione? Il desiderio di sapere che lei era migliore? Che aveva il potere di legarlo a sé per sempre? Che lui l’avrebbe preferita all’altra? Che sarebbe stato suo per sempre? Che poteva cambiarlo?
   Che importanza poteva avere adesso? Lui aveva scelto e lei l’aveva ucciso. Meglio morto che di un’altra. Lo aveva fulminato con un colpo di pistola al cuore, senza che se ne rendesse conto. O forse si era accorto del bacio freddo della canna della pistola, poiché l’aveva guardata negli occhi sorpreso e confuso.
   Non meritava di morire, lo amava troppo. Però lui era stato crudele ingannandola, facendole credere che avrebbe contato solo lei nella sua vita quando lui aveva già un’altra donna.
Quell’altra, che adesso le faceva pena; che ora compativa mentre discendeva senza sosta gli interminabili gradini che l’avrebbero condotta alla sua ultima meta. Non vedeva l’ora di arrivare e poter così espiare per l’eternità il male che aveva fatto.
   A metà strada vide qualcuno seduto che stava aspettando. S’era girato lentamente, appena aveva sentito i suoi passi e lo vide in faccia. Non poteva credere ai suoi occhi, se mai li avesse, visto che non sentiva d’essere qualcosa o qualcuno.
   Lo fissò a lungo e poi stese le braccia che pensava di avere e lo strinse a sé così forte che credette quasi di stritolarlo.
   ”Anche tu qui?” chiese confusa e felice.
   ”Come vedi...” rispose lui con un sorrisetto sulle labbra.
   ”Ma...” non ci capiva più niente; anche se se lo meritava, non voleva che lui finisse così. Non poteva farci niente, il suo amore per lui era ossessivo e tendeva alla protezione. In un suo folle ragionamento, lei lo aveva ucciso per non farlo soffrire; per impedirgli di provare il dolore della separazione, l’agonia della scelta.
   ”Vuol dire che il tuo inferno sono io e che dovrai sopportarmi per l’eternità. Io, l’inferno me lo merito per avervi ingannate entrambe, ma non posso farci niente poichè vi amo tutte e due.”
   Lei lo guardò. Non sarebbe cambiato mai, comunque adesso era tutto suo e neanche il diavolo in persona lo avrebbe strappato da lei; dalle sue avide braccia.
   ”Si sono sbagliati a mandarti qui poiché, il mio inferno adesso è diventato il mio Paradiso.”
   Gli strinse più forte la mano stampandogli un bacio rovente sulle labbra. Lui la guardò e sogghignando la strinse a sé. Se avrebbe potuto, l’avrebbe fatta entrare sotto la sua pelle.
   ”E poi dicono che l’inferno è bollente! Paragonato ai tuoi baci diventa gelido come la Siberia.”
   Lei gli passò un braccio intorno alla vita e l’uomo la tenne accanto, mettendole un braccio sulle spalle e prendendole una mano. Discese al fianco del suo uomo la lunga scalinata che l’avrebbe condotta nel suo mondo di infernale felicità e in un eccesso di contentezza canticchiò la canzone che l’aveva portata alla follia.

                                                                                                      FINE

Ti racconto una Fiaba

FAVOLE


Salve!
Prima di tutto buona domenica.

Volevo dirvi che oggi sul sito Ti racconto una Fiaba, sono state pubblicate altre mie due Favole;
siamo a quota cinque.
Questo è il link: http://www.tiraccontounafiaba.it/author/fujia

Se qualcuno ne fosse interessato, ci sono tante Fiabe di diversa gente e di diverso interesse.
Spero che alcuni di voi ci passino e ritornino bambini almeno per cinque minuti.

La vita è troppo corta e seria per sentirsi sempre sotto pressione, bisogna dimenticarsene ogni tanto.

Buon fine settimana a tutti.

venerdì 19 agosto 2016

Sono Ritornata???

Salve a tutti, sono ritornata; con tre punti interrogativi: perchè direte voi?
A essere sincera non so quanto durerò...

Fortunatamente Carlo, del Bolg Aspiranti Scrittore, di cui vi lascio il link, perchè molto interessante:
http://www.aspirantescrittore.it/pubblico-lettori-blog/#comment-2338
Mi ha consigliato di ritornare e aggiornare il mio Blog, sennò sono guai.

In verità non credevo che fosse così difficile, per me che con la testa non ci stò proprio.
Certe cose mi vengono facili e spontanee, altre sono un vero incubo.
A essere sincera non so come mantenere un Bolg, cosa scrivere, cosa sarebbe meglio tacere.
Se farlo sembrare il diario che non ho mai avuto o qualcosa di interessantissimissimo per quelli eruditi...

Io lo voglio piuttosto fare come un'amica che scrive agli amici.
Un dare e ricevere da persona a persona, anche se divisi, virtualmente uniti.
Qualcosa tra umano e umano piuttosto che tra umano-macchina.

Mi piacerebbe avere dei consigli, delle idee; su cosa vi piacerebbe sapere.

Lettere agli amici... forse era così che dovevo chiamarlo il mio Blog.

Ma Fujia è molto importante per me e lo è anche Lupo che è il protagonista maschile del mio primo e-book...

Mi sto dilungando all'infinito e, non voglio annoiarvi a morte.
Da quando vi ho lasciati l'ultima volta, nel lontano 2013, è uscito un altro mio e-book.
Il titolo: Progetto solo per una notte... Volete sapere di che si tratta.

Questa è la copertina... si può chiamare l'immagine sull'e-book copertina?


La trama:

Tania detesta gli uomini!
Per la sorte, improvvisamente benevola, vive nel lusso, ma dopo la perdita di una persona cara, ha il desiderio di avere un figlio senza che nella sua vita ci sia un uomo.
E fin qui tutto ok? Ma dove trovare questo fantomatico maschio disposto al sacrificio?
Il destino le dà una mano e mentre si trova in Tailandia per un viaggio d’affari, vedrà un uomo che per la prima volta in vita sua la farà sentire pronta a diventare donna.
La vita sembra volerla premiare, facendole il regalo tanto agognato; mettendole sul cammino Dome, un cantante giovane, bello, famoso ma soprattutto donnaiolo.
Sarà comunque d'accordo, il soggetto adocchiato?
Decisa ad avere un figlio da Dome senza che questi ne venga a conoscenza, studia nei minimi dettagli un piano che la porti al successo. E le donne hanno sempre un asso nella manica se desiderano qualcosa.
Purtroppo ciò che non ha previsto sono i sentimenti. Il suo cuore traditore si lascia invischiare, restando impigliato nella ragnatela che Dome, con consumato fascino da dongiovanni ha tessuto a opera d’arte. Tania sconvolta comprende troppo tardi il suo errore: come ha fatto a innamorarsi di un casanova, traditore e opportunista? Come ha potuto dimenticare in poco più di tre mesi le promesse fattesi nell’arco di una vita?
Dome mostrandole il suo vero volto e le sue cattive abitudini, ingigantisce la sua viscerale sfiducia nei confronti del mondo maschile. Non sempre però ciò che vogliamo, è quello che il destino ha in serbo per noi, e se a metterci lo zampino ci sono pure zio Filiberto, Mario e Yai… 
La domanda è: riusciranno Tania e Dome ad avere successo dove hanno già fallito una volta?
Questo dovrete scoprirlo da soli.

Spero di avervi un pochino incuriosito.
Mi piacerebbe ricevere dei commenti, possiamo parlare anche dei capitoli se vi fa piacere.

Per adesso vi lascio qui; volevo infatti informarvi che sono ritornata.
E chi se ne frega! Direte voi!

State attenti; a volte ritorno!!!! 

mercoledì 11 dicembre 2013

E perdonare, no?

Oggi vorrei parlarvi del mio libro: E perdonare, no?, che è in libreria da qualche giorno.



Forse la storia non piacerà a molti e già posso immaginare il perchè; ma, datemi il beneficio del dubbio....
Non ho mai giudicato qualcosa senza prima conoscerla, e anche dopo, mi sono sempre messa nei panni degli altri. Non è sempre facile, devo dire sinceramente, ma forse, fermandosi a pensare, anche una persona che si crede normale, sarebbe spinta a comportarsi così.
Io adoro la nonna per il suo spirito e la sua sagacia.
Mi piace Viviana per la sua forza, la tenacia e la voglia di lottare.
Mi piace Mara, che se pure ancora immatura è costretta a crescere, ma sa decidere e governare la sua vita.
Mi piace Max, che pur essendo 'pericolo allo stato puro' sa divenire colui che è giusto essere.
Ma visto che io sono di parte, che ne direste di dire la vostra?
Un grazie in anticipo a tutti quelli che vorranno commentare...

venerdì 8 marzo 2013

Amore oltre i confini.

Salve a tutti, da otto mesi ho pubblicato un libro in formato eBook che non sta andando bene come avevo sperato.
Chiedendo in giro in alcuni siti la maggior parte di loro mi ha risposto che avrebbero preferito la versione cartacea perchè è difficile leggere al computer. Anche se ci sono gli eBook Reader costano anche e non tutti sono intenzionati a spendere denaro al giorno d'oggi che la crisi ci ha messo in ginocchio.
Alcuni mi hanno chiesto di parlare del libro, di fare commenti, piccoli riassunti... Ma per contratto non posso rivelare troppo e a dire il vero non so nemmeno che 'rivelare' per non beccarmi la multa.
A parte il link:  http://www.kimerik.it/SchedaProdotto.asp?Id=1196
e la sintesi:
Il fato è sempre stato avverso con Chiara, una ragazza sola cresciuta senza una famiglia in un orfanotrofio gestito da suore, ma adesso sembra volerla soccorrere con l’aiuto di un lascito da parte del vecchio prozio Carmine. Pure Lupo è un orfano, ma è anche un uomo. Un uomo forte, solido, con un carattere duro, un pugno di ferro e un cuore d’oro. I loro destini s'incontrano scontrandosi, per dividersi nuovamente, provocando pesanti cambiamenti nelle loro esistenze. La vita può essere crudele e le prove da superare possono essere gravose, ma l’amore è come un lungo filo invisibile che può unire nello spazio e nel tempo, superando tutti i valichi territoriali, aerei e umani; per oltrepassare con coraggio e testardaggine tutti i limiti, tutte le frontiere, tutti i confini. Per permettere di poter stringere finalmente fra le mani il proprio destino e forse anche il proprio primo, indimenticabile amore.

Alcuni mi hanno detto: Ecchè, la classica storia d'amore? No, grazie!
Ma se è sempre stato l'amore a far girare il mondo; di che altro dovrei parlare?
Sono una romanticona e non credo che cambierò opinione solo per far piacere agli altri. Io sono nata quadra e di sicuro non morirò rotonda.

Per qualsiasi informazione io sono a disposizione. Se avete dubbi, domande, curiosità... Io sono qui per voi.
 

Un grande Uomo, un grande Attore: Park Si Hoo

Oggi vorrei parlare di un grande Uomo e un grande Attore, Park Si Hoo di origini coreane. Forse non tutti lo conosceranno ma basta poco per innamorarsene. Ha incominciato come modello per costumi da bagno ed è finito come attore di alto livello. Non tutti hanno creduto in lui, forse in principio neanche egli stesso. Ha saputo lottare e ha vinto. È difficile non premiare tanta forza d'animo e tanto amore per la recitazione. Se ci sono altri 'amanti' della bravura di Park Si Hoo, che si facciano sentire.

영원히= Yeongwoni= Per sempre